Do as I say, not as I do

Let's make journalism great again


Caro Corriere del Ticino,

Da grande sarò giornalista; all'Académie du journalisme et des médias ci stanno insegnando i fondamenti del mestiere, i principi della professione e le competenze pratiche che ci serviranno domani in redazione.
Non passa un giorno che sul treno, al bar, online o per strada non mi capita di incrociare lo scontento dei lettori, che non si fidano più dei giornalisti e dei media in generale. Ad ogni corso, professori e giornalisti professionisti mettono il dito nella piaga, spronandoci a trovare una soluzione miracolo al problema. Ogni giorno ci svegliamo con la certezza di doverci fare in quattro per legittimare il nostro lavoro di fronte all'ondata di sfiducia che sta travolgendo il giornalismo mondiale.

Io ci provo, caro Corriere, a convincere la gente che leggere il giornale fa bene, che bisogna guardare il telegiornale la sera e che tutto sommato i giornalisti fanno un mestiere di utilità pubblica. "Il giornalismo è fondamentale alla democrazia" continuano a ripeterci dal primo giorno, uno dopo l'altro, i nostro formatori. Paladini della libertà d'espressione, difendiamo il diritto all'informazione della popolazione. Roba seria insomma, c'è poco da scherzare.

Quello del giornalista è un ruolo delicato, ci insegnano. Per fortuna ci sono dei documenti ufficiali che ci aiutano a capire fin dove possiamo andare, a quali condizioni dobbiamo sottostare e in che modo dobbiamo lavorare per garantire un risultato inattaccabile. Non è che uno si inventa giornalista dall'oggi al domani solo perché pubblica qualche paragrafo su un blog.

Ma tutti i miei sforzi sono vani, caro Corriere, se poi tu mi pubblichi degli scoop, che sanno più di mozzarella che di Pulitzer.

Qualche mese fa annunciavi in anteprima mondiale (BREAKING NEWS all'americana) che Trump avrebbe "a breve" dichiarato guerra, sulla base di una soffiata anonima che sosteneva di aver sentito un misterioso "tenetevi pronti" destinato a 150'000 riservisti americani.
Qualche giorno fa pubblicavi dei documenti Top Secret arrivati dritti dritti dalla Germania a Lugano, nei quali si poteva scoprire la strategia di comunicazione della polizia criminale federale tedesca in caso di attentati. Polizia tedesca che, tra l'altro, a inizio aprile aveva lanciato un'allerta per l'invio di documenti falsi a loro nome.

Bello neh avere degli scoop, sono il sogno di ogni giornalista penso, ma qui sembra invece che per riempire la pagina si sia andati a pescare nella cartella "Primo d'aprile". Chiamasi infatti scoop un articolo che scompiglia l'opinione pubblica, che attira l'attenzione di tutti, che genera una cascata di discorsi da tutti i punti di vista possibili. Hai in mente, il Watergate, i Panama Papers e il Penelopegate per esempio, che han fatto scorrere fiumi d'inchiostro?

Caro Corriere, non puoi pubblicare questi "scoop" senza approfondire l'argomento il giorno successivo e quello dopo ancora. Non puoi pubblicare questo genere di notizie come se fossero le foto topless di una qualche modella in vacanza, che le guardi cinque minuti e poi è finita lì. Ma soprattutto, quando questo famoso "scoop" viene smentito, non puoi chiuderti nella tua torre di cristallo e non spiccicare parola. Lo sai, Corriere, che rettificare un'informazione sbagliata è il quinto punto della Dichiarazione dei doveri del giornalista?

Sarà magari anche vero, caro Corriere, che ti arrivino un sacco di soffiate strafighe da oltre confine e addirittura oltre oceano, ma ciò non ti impedisce di fare il tuo lavoro con la precisione che i tuoi lettori meritano. Perché di gente che crede in quello che legge sul giornale ce n'è ancora, e poi va a finire che sono disinformati anche informandosi.

Fammi un piacere, caro Corriere, rileggiti la Dichiarazione dei doveri e dei diritti del giornalista, non è mica lunga sai, ci vorranno un paio di minuti. Leggila e poi mettila in pratica soprattutto, per il bene di tutti, giornalisti e lettori. Io spero di tutto cuore che mi pubblicherai un altro scoop caro Corriere (un giornale ticinese che sconvolge l'opinione pubblica non è mica roba da tutti i giorni) ma che sia attendibile e verificabile stavolta. Nel frattempo però, stai zitto, che forse fai meno danni così.

Let's make journalism great again.

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